venerdì 31 ottobre 2014


Sono abitatrice delle sabbie, di alte spume.
Mi vuoi chiedere, se mi sento sola?
Bene, certo… sola…
come una donna che attraversa il paese guidando
giorno dopo giorno, lasciandosi dietro
miglio dopo miglio.
Le navi passano per le mie finestre
come il sangue nelle mie vene,
come i piccoli pesci nei fiumi…
Sempre sono una donna,
che, fredda e lieve,
compatendo e un poco amando,
ti cerca forse come un fratello.
Ma vorrei altro.
Non ho vele e ho vene.
Ce l’ho messa tutta per non amarti.
Ma ciò che ho fatto non basta.
Tu hai fatto lo stesso.
E anche questo non basta.
E il mare ha le sirene.
Quieta voglio ringraziare il mio destino;
mai ti perdo del tutto
E io navigo e sto ferma.
Noi che affidiamo ogni nostra decisione
al bizzarro rotolare di una moneta
incapaci di ergerci.
Vedo mondi e sono cieca.
Io e te non siamo di quelli
che se ne vanno in giro
a giurare di non aver mai deluso nessuno
e di provare ancora gusto a vivere come si vive.
Perché questo è un male di famiglia,
essere di sabbia, di acqua, di isola…
e solo quegli occhi tristi,
perdonano quello che non si può perdonare.
E persino senza barca navighiamo nel mare come destinato.
Da diventare l’unica donna dei desideri tuoi?
Il cuore spesse volte prende decisione così sciocche.
Che tutto è mare e niente più.
E noi il nulla

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